Una crisi economica negli effetti, ma etica nelle cause

Intervista al Presidente di “Libera” don Luigi Ciotti

La crisi ha messo a nudo zone grigie dell’economia e creato nuove patologie sociali, come ad esempio la ludopatia. “Libera” è in prima fila, con il Credito Cooperativo, per difendere legalità e bene comune.

Anche quest’anno la Giornata della Memoria, che si è svolta a Bologna, ha portato migliaia di persone a testimoniare un impegno concreto contro l’illegalità, il malaffare, la corruzione, anticamera della mafia. Che sensazioni hai riportato da questa giornata?

Positive e incoraggianti. È stato bello, in particolare, scorgere tra quelle 200 mila persone tanti giovani, coi loro sguardi aperti, luminosi, pieni di una speranza che non possiamo tradire. Questa è la prima generazione dal dopoguerra totalmente priva di prospettive, che non spera in un futuro migliore, ma semplicemente in un futuro. Glielo abbiamo negato a forza di egoismi, ruberie a ogni livello, distruzione o mercificazione di quei diritti che sono il caposaldo di una democrazia, di una società che sappia occuparsi e non solo preoccuparsi dei giovani, cioè in fondo del proprio futuro. Le emozioni del 21 marzo non sono però contingenti alla bellezza e all’intensità della Giornata, ma collegate a un impegno che precede e che segue ogni giorno dell’anno. La continuità, insieme alla condivisione e alla corresponsabilità, sono le chiavi del cambiamento.

 

Molti, sul tema specifico delle disuguaglianze, che poi generano spesso comportamenti censurabili, sembrano aver perso la speranza di un possibile recupero in termini di equità. Sei d’accordo? O invece, a tuo avviso, ci sono ancora spazi di speranza? Se sì, dove?

Il panorama è senz’altro preoccupante, per molti versi sconfortante, ma non dobbiamo dimenticare che le disuguaglianze non sono una fatalità, un destino, ma l’esito di precise scelte politiche e economiche e, più in generale, di una “dimissione” dalle responsabilità della democrazia. Una democrazia non funziona automaticamente: chiede a ogni cittadino di essere vigile, partecipe, attento al bene comune premessa di quello individuale. È nel risveglio delle coscienze che permane la speranza, a patto di sapere che la speranza si chiama impegno, messa in gioco di se stessi, cambiamento non solo richiesto o preteso, ma incarnato nelle scelte e nei comportamenti. Questo sul piano etico, che però è quello che conta davvero, quello che dà a ogni progetto, a ogni aspirazione, sostanza e autenticità.

" Una democrazia non funziona automaticamente: chiede a ogni cittadino di essere vigile, partecipe, attento al bene comune premessa di quello individuale".

Su un piano più generale, speranza vuol dire scelte politico-economiche coraggiose, capaci da un lato di ridurre la povertà e la disoccupazione, dall’altro di combattere la corruzione e la mafia, le prime responsabili del furto di speranza. Noi, come Libera e Gruppo Abele, cerchiamo di fare la nostra parte, con i nostri progetti per l’accoglienza e per i diritti delle persone e con i nostri strumenti culturali e d’informazione, come la campagna per il reddito di cittadinanza – o, meglio, di dignità – e per una legge sulla corruzione davvero efficace, che rassicuri i cittadini onesti e spaventi chi con la corruzione ci vuole continuare a convivere e fare affari.

 

Don Luigi, cosa ha prodotto, dal tuo punto di vista, questa crisi che non accenna a diminuire? Forse non solo squilibri economici, come molti dicono. Chi pensava che questo momento di passaggio potesse essere anche occasione per “ripensare il futuro”, alla fine, era troppo ottimista?

Questa crisi è economica negli effetti, ma etica nelle cause. È una crisi generata dall’egoismo, dall’avidità e, certo, da una politica che è diventata, salvo eccezioni, strumento di affari e di potere. Ciò detto, la parola “crisi” significa scelta. E in questo senso la crisi è anche un’occasione, perché dove c’è scelta c’è ancora speranza. Siamo insomma noi, in fin dei conti, a dover decidere cosa fare di questa crisi che abbiamo in parte permesso, in parte provocato.

Decidere se vogliamo trasformarla in un’occasione di un cambiamento vero, radicale, faticoso ma tale da portare alla fine benefici per tutti, oppure limitarci a un allarmismo sterile, che lascia le cose come stanno o al massimo le cambia in superficie per simulare buona volontà. L’importante è rispondere con onestà a questa domanda e comportarsi di conseguenza, perché la speranza è inseparabile dalla ricerca di verità.

"Credo che sia nell’interesse innanzitutto del sistema bancario, delle tante persone oneste e capaci che vi lavorano, fare chiarezza sulle zone grigie, estrometterle e riacquisire così la credibilità che necessariamente acquista un’economia attenta ai bisogni e alle speranze delle persone".

 

Don Luigi, parliamo naturalmente di banche. Agli ultimi Stati generali antimafia sei stato molto duro nei confronti del sistema bancario. Non credi che, anche su questo terreno delicato, si possa correre il rischio di una generalizzazione e, quindi, impedire una analisi delle buone cose che, pure, ci sono?

In quell’occasione, in realtà, facevo riferimento a una situazione particolare. Sono del resto il primo a pensare che il generalizzare, il ridurre tutto a categorie e etichette, sia la negazione stessa dell’analisi onesta. Le cose sono sempre complesse, sfaccettate, fatte di luci e ombre, e questo vale anche per il mondo delle banche, dove esistono istituti seri e coscienti della loro funzione sociale, così come realtà distanti e autoreferenziali. Realtà che si percepiscono (e spesso si fanno percepire) come mondi a parte, svincolati dalle responsabilità sociali, ma non immuni – come hanno messo in luce molte inchieste – da rapporti col mondo della finanza sporca, della corruzione, se non delle mafie.

Credo che sia nell’interesse innanzitutto del sistema bancario, delle tante persone oneste e capaci che vi lavorano, fare chiarezza sulle quelle zone grigie, estrometterle e riacquisire così la credibilità che necessariamente acquista un’economia attenta ai bisogni e alle speranze delle persone.

 

L’esperienza di Libera è fortemente radicata e legata all’esperienza cooperativa. Le tante storie di giovani che hanno in gestione beni confiscati ci dicono che questa formula di impresa non solo funziona, ma sa anche essere innovativa. Eppure, nell’opinione pubblica (vedi anche i recenti fatti di Roma) si continua troppo spesso a considerare la “cooperazione” come esperienza residuale, poco trasparente, spesso scappatoia per eludere le garanzie di legge. Che responsabilità hanno i cooperatori in tutto questo?

La cooperazione è uno dei frutti più antichi e belli dello spirito comunitario, della capacità di generare insieme una forza capace di sopperire a singole situazioni di fragilità.  La storia del Gruppo Abele, che compie 50 anni, è una storia in gran parte di cooperazione, di realtà che hanno dato lavoro e opportunità a persone con alle spalle vite difficili, una storia di dignità di cui vado fiero, così come vado fiero delle cooperative che si riconoscono in Libera.

"La sobrietà, la condivisione e, ovviamente, la trasparenza, non sono un optional ma l’essenza stessa della cooperazione. ".

Che il mondo cooperativo sia stato sporcato dall’affarismo, dalla corruzione, persino dalla contiguità con ambienti criminali, è per me tanto più doloroso se penso ai tanti che generosamente ci spendono la vita. Come anche penso che per uscirne a testa alta si debba da un lato promuovere l’accertamento delle responsabilità amministrative e penali, anche per impedire che l’ombra del sospetto vada a colpire le realtà sane, che sono la maggioranza, dall’altro avviare una rigorosa riflessione.

La sobrietà, la condivisione e, ovviamente, la trasparenza, non sono un optional ma l’essenza stessa della cooperazione. Dimenticarlo vuol dire snaturarsi, perdere l’anima, come è accaduto a chi, aumentando di dimensione e di profitti, ha spostato l’attenzione più sui bilanci che sul servizio. Beninteso, i bilanci sono importanti, ma il bilancio, la salute economica, è sempre mezzo, mai fine. Il fine sono sempre le persone.

 

Credito Cooperativo e Libera. Una collaborazione attiva

La collaborazione tra il Credito Cooperativo e “Libera” nasce nel 2012 con l’obiettivo di stabilire un rapporto più stretto tra Banche cooperative che hanno nei propri Statuti l’obiettivo di sostenere le comunità locali attraverso un uso responsabile e consapevole del denaro e le molteplici attività collegate alla Associazione. In tre anni si è quindi sviluppata una relazione che ha visto numerosi interventi di supporto non solo economico, ma anche formativo e di promozione istituzionale. Ne ricordiamo i principali.

  • La partecipazione stabile di Federcasse al Forum “Reti e Progetti per la legalità” promosso da Libera ed attiva in ambito Unioncamere nella quale vengono definite azioni concrete sui territori per promuovere cultura della legalità. Federcasse ha avuto inoltre parte attiva agli “Stati Generali dell’Antimafia” che si sono tenuti a Roma nell’ottobre 2014.
  • Il sostegno economico diretto – mediante contributi a fondo perduto – attraverso la Fondazione Tertio Millennio (e con la messa a disposizione di Tutor che svolgono gratuitamente la propria opera) a favore di 6 cooperative giovanili che hanno in gestione beni confiscati alla criminalità organizzata in Campania, Puglia, Calabria, Sicilia.
  • La partecipazione, a partire dal 2013, di Tutor aderenti alla Associazione “Seniores BCC” con il compito di presentare la cooperazione di credito e le sue specificità presso una serie di Campi Estivi della Legalità promossi da Libera in diverse regioni italiane ed ai quali partecipano migliaia di giovani ed adolescenti.
  • La pubblicazione, in collaborazione con la casa editrice ECRA, di strumenti formativi ad hoc: “L’Italia va per…corsa” di Giuseppe Papaluca, testimonianza su esperienze di legalità, nonché il Quaderno – edito dalla Fondazione Tertio Millennio – “Dal bene confiscato al bene comune” oggi il più completo documento esistente sulla tematica dei beni confiscati e concessi in uso a fini di utilità sociale. Ambedue i testi si avvalgono della presentazione di don Luigi Ciotti.
  • Il sostegno diretto alle “Giornate della Memoria” in ricordo delle vittime delle mafie di Genova (2012), Firenze (2013), Latina (2014), Bologna (2015) nonché la partecipazione ad incontri e seminari in occasione dei singoli eventi annuali.
  • L’inserimento (chiesto ed ottenuto da Federcasse) del tema del sostegno finanziario alle cooperative che gestiscono beni confiscati nel Rapporto italiano “Social Impact Investment Taskforce” nato in ambito G8 e presentato a Roma nel settembre 2014 presso la Camera dei Deputati.
  • La partecipazione, nell’ambito di Master di secondo livello presso le Università di Roma Tor Vergata (Facoltà di Economia) e di Bologna (Facoltà di Giurisprudenza) per presentare le attività delle BCC a sostegno delle economie locali ed in una prospettiva di maggiore partnership con le aziende che hanno in gestione beni confiscati.
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